«è turnatu l’Arneo, mannagghia li ……..» è ricorrente tra i
miei concittadini negli ultimi giorni. Con la frase dialettale, che assai
spesso è accompagnata da espressioni di disapprovazione,
si intende dire: “a distanza di 10 anni il Consorzio di Bonifica dell’Arneo ha
ripreso ad inviare gli avvisi di pagamento”. Nel 2005, infatti, il Tar di Lecce
accolse il ricorso presentato, su proposta del Senatore Gaglione, dai comuni di
Latiano, Manduria, Villa Castelli, San Pancrazio Salentino, San Donaci, Campi
Salentina e dalla provincia di Brindisi, contro il Piano di riparto delle spese consortili dell’Arneo. Il tribunale giudicò
fondate le tesi sostenute dall’allora giovanissimo avv. Dario Vitale per conto
delle amministrazioni ricorrenti. Il piano venne ritenuto illegittimo perché
approvato senza rispettare la legge regionale del 2003 che obbliga i consorzi a
redigere i nuovi piani di riparto «di concerto» con i comuni del comprensorio.
Come nascono le correnti
cartelle di pagamento. Nel 2012 (presidenza Vendola) la Legge Regionale
4/2012 ha stabilito le «nuove norme in materia di bonifica integrale e di
riordino dei consorzi di bonifica» imponendo ai consorzi di bonifica di
redigere un «Piano di bonifica» ed un
«Piano di classifica» da inviare alla
Regione, alle provincie e ai comuni ricadenti nel comprensorio di bonifica per
la pubblicazione nei rispettivi albi pretori. In particolare il Piano di classifica obbliga «i proprietari di beni immobili, agricoli ed extragricoli
[…] situati nel perimetro di contribuenza» al pagamento dei contributi
calcolati dal consorzio. Al Piano di
classifica possono, comunque, essere avanzate delle osservazioni e proposte
da parte delle province, comuni, associazioni e privati.
In ossequio alla predetta legge il Consorzio di bonifica
dell’Arneo, per la stesura del Piano di
classifica, ha interessato la società Agriconsulting S.r.l., con sede in
Roma, che ha raccolto le osservazioni al piano di amministrazioni e/o privati.
Tra le osservazioni di maggior rilievo c’è quella dei sindaci o assessori dei
comuni di Campi Salentina, Cellino San
Marco, Erchie, Guagnano, Mesagne, Novoli, Ostuni, Oria, Porto Cesareo, Salice
Salentino, San Donaci, San Michele Salentino, Torre Santa Susanna, Veglie che,
nell’assemblea tenutasi presso il Comune di San Donaci l’08/06/2012, hanno
approvato un ordine del giorno di contestazione del piano di classifica giacché
ha previsto l'imposizione del tributo, non in funzione dell’attività espletata
dal Consorzio per mantenere funzionanti le opere di bonifica, ma in funzione
della loro presenza sul territorio. Oltre all’assenza del sindaco o assessore
del Comune di Latiano, è da notare l’esiguità numerica (12 su 48 comuni) delle
amministrazioni contestatarie che sicuramente ha favorito da parte del
consorzio il rigetto della contestazione e la conseguente approvazione del
piano da parte della Giunta Regionale pugliese con delibera 1147/2013; mentre
con delibera 1150/2013 la medesima Giunta Regionale ha autorizzato il consorzio
di bonifica alla «redazione del Piano
annuale di riparto delle spese poste a carico dei consorziati
contribuenti».
Il 10 marzo 2014 il consorzio ha inviato il Piano di riparto alla Regione Puglia dove,
dopo diversi incontri con le «Associazioni di categoria », il piano è stato
modificato ed re-inviato al consorzio per l’approvazione finale che è avvenuta
con deliberazione commissariale n°87 del 18/05/2015 e pubblicata sul Bollettino
Ufficiale Regione Puglia.
In questi giorni a Latiano, al di là della fondatezza o meno del pagamento della cartella
inviata dal Consorzio di bonifica dell’Arneo, il sindaco (avv. Mino Maiorano) e
l’assessore alle attività produttive-agricoltura (Mauro Vitale), in un
comunicato stampa, hanno parlato degli avvisi di pagamento come un «improvviso
"risveglio" del consorzio Arneo». L’affermazione è davvero fuori
luogo se, come visto, si considera il fatto che alcuni comuni si erano già
mobilitati nel 2012 (e, ripeto, Latiano era assente!) contro la volontà del
consorzio di far pagare in modo indiscriminato tutti i consorziati,
indipendentemente dall’aver ricevuto o meno opere di bonifica (ed irrigazione)
nei propri terreni. Ma se il sindaco, appena eletto, potrebbe risultare
giustificato per la poca conoscenza dei fatti, lo stesso non si può dire per
l’assessore Mauro Vitale che, mentre le altre amministrazioni nel 2012 si
riunivano presso il comune di San Donaci per opporsi al Piano di classifica
dell’Arneo, occupava il posto di consigliere di opposizione e credo che avrebbe
fatto un buon lavoro se avesse denunciato alla cittadinanza che, anche grazie
all’inerzia della giunta precedente, si sarebbe prospettato il pagamento delle
attuali cartelle del consorzio dell’Arneo. Inoltre non si può far finta di non
sapere che, proprio nel giugno 2012, della suddetta giunta facevano parte l’attuale
assessore Mariaconcetta Milone e la consigliera comunale Ada Di Viggiano, con
gli incarichi rispettivamente di vice sindaco e assessore alle politiche
sociali. Può trattarsi anche per loro di un «improvviso "risveglio"
del consorzio Arneo»?
Cosa possono fare i
consorziati per contestare la legittimità del contributo? In ultima analisi,
visto che la rappresentanza politica (vuoi per incapacità, vuoi per convenienze
elettorali) è stata incapace a produrre un’azione risolutiva equa e giusta, la
Corte di Cassazione con sentenza 2241/2015 ha stabilito che in tema di
contributi di bonifica, qualora l’ente impositore dimostri la comprensione
dell’immobile nel «perimetro di contribuenza» e la relativa valutazione
nell’ambito di un «piano di classifica», grava sul contribuente l’onere di
provare l’assenza del beneficio e quindi l’annullamento del tributo. È chiaro
che, avverso agli avvisi di pagamento, un’azione legale singola avrebbe costi
superiori al contributo da versare, pertanto sarebbe auspicabile un’operazione
collettiva, magari condotta dalla classe dirigente.
Conclusione. La
vicenda delle cartelle di pagamento inviate ai consorziati Arneo ha portato
alla luce un «deficit di conoscenza»
(tanto per usare un’espressione cara al direttore di Gazzetta del Mezzogiorno)
dei cittadini (ma anche dei loro rappresentanti politici) su cui specula la
classe dirigente, che preferisce «nascondersi davanti ai problemi per
declamarli solo se c’è una telecamera», o un giornalista pronto a buttare giù un
pezzo, senza testa né coda, sulla vicenda.
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