«Tant’è vero che ho anche un
cuore e che mi chiamo Sancho Panza» cantava qualche anno fa Francesco Guccini
nella sua memorabile Don Chisciotte. Il verso del cantautore modenese ha iniziato a risuonare nella mia testa
sabato scorso quando, durante il confronto tra candidati Sindaco, è stato chiesto al candidato Mino Maiorano se qualora eletto, vista la
crisi che colpisce le famiglie, avrebbe tagliato il compenso da sindaco. L’interpellato,
con un gioco di parole proprio dell’azzeccagarbugli, si è lanciato in un
discorsone di sillogismi e mirabolanti acrobazie lessicali, saltando tra le
parole “pancia” e “cuore”, e concludendo
che non avrebbe rinunciato, neanche parzialmente, al compenso. Ad onor di
cronaca bisogna dire che la stessa cosa hanno risposto, in modo diretto e meno
artificioso, i candidati Ruggiero e De Giorgi; mentre pronti a dimezzarsi il
compenso e a lavorare per alcuni periodi anche gratuitamente si sono offerti i
candidati Di Coste e Guarini. Sulla questione è alquanto curioso che coloro i
quali non hanno un’occupazione sono pronti a far risparmiare la comunità sul
compenso spettante al sindaco, mentre chi un’occupazione ce l’ha non è
disponibile a questo sacrificio. È la politica dei politicanti!
A questo punto, ritornando alle funambolesche parole di Maiorano e
rammentando che lo stesso è stato -sicuramente dietro compenso - difensore
civico al Comune di Latiano, mi chiedo se la locuzione latina Pecunia nerbum rei publicae è propria
del rapporto tra Maiorano e la cosa pubblica. Il dubbio è motivato dal fatto che nonostante in questi anni le
conoscenze di un legale (quale lui è) sarebbero state necessarie per difendere
i diritti dei bambini latianesi che stanno in aule fatiscenti, dei concittadini
che subiscono danni a causa degli allagamenti provocati dalla mala gestione
pubblica, di un territorio svenduto attraverso le lottizzazioni ed inquinato da
una discarica di cui si preferisce non parlare, Maiorano non ha mai fatto parte
della esigua schiera di cittadini –come si dice in gergo – attivi; ha preferito
fare il cittadino “passivo”.
Resta comunque legittimo che un
professionista scelga di utilizzare le proprie conoscenze e il proprio tempo
nel modo in cui gli è più conveniente, ma è altrettanto legittimo, nel momento
che il professionista si candida a sindaco, che un elettore gli chieda conto di
quanto vera e disinteressata possa essere la sua passione politica.
Certuni personaggi mi riportano alle
parole del Don Chisciotte della Mancia
(stavolta quello di Miguel de Cervantes), quando per burla al sempliciotto e
credulone Sancho Panza viene chiesto se fosse
disponibile a diventare governatore di un’isola: «non sono così sciocco da
buttarla via, […] se ti danno la vaccherella, corri con la funicella»; purtroppo
le elezioni per la scelta dei rappresentanti istituzionali, seppur vissute in
un clima di farsa, non sono una burla e, tantomeno, un testo letterario più o
meno interessante.
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